ISMEA – Isituto di Servizi per il Mercato Agricolo Aimentare – ha da poco elaborato e trasmesso al Mipaaft un Report sulla situazione del settore apistico all’uscita dal periodo primaverile 2019 e di cui pubblichiamo alcune parti.

Situazione produttiva della campagna 2019
Le condizioni meteorologiche particolarmente avverse nella prima parte dell’anno, molto prolungate al Nord, confermano il grave impatto del cambiamento climatico in atto, con eventi estremi molto intensi e frequenti che si rivelano particolarmente dannosi per l’apicoltura determinando perdite molto alte della produzione. In diverse situazioni si tratta di un vero e proprio azzeramento del raccolto di miele.

L’apicoltura è un’attività agricola che vede molto concentrate nel tempo le fasi del raccolto e le tecniche produttive non presentano soluzioni per attenuare il danno. Ciò rende il settore molto esposto alle condizioni meteorologiche avverse.

Per eventi estremi debbono intendersi sia i prolungati periodi di siccità, sia le prolungate precipitazioni che danneggiano o annullano le fioriture, sia le basse temperature e il vento, due fattori che impediscono alle api di uscire dall’alveare per bottinare.

Nel 2019, la perdita produttiva stimata di miele di acacia e di agrumi è di oltre 10 mila tonnellate, pari a oltre il 40% della produzione media annua attesa in condizioni normali.
Dal punto di vista economico, il calo produttivo registrato implica una riduzione dei ricavi pari ad almeno 73 milioni di euro cui, sul fronte di costi, dovrebbero aggiungersi anche le spese resesi necessarie, soprattutto al Nord, per nutrire le api.

Le condizioni meteoclimatiche della primavera 2019 e la produzione di miele di acacia in Lombardia

Le temperature invernali al di sopra della media hanno portato a un buono sviluppo delle famiglie, che all’uscita dell’inverno si presentavano ben popolate, ma con poche scorte a causa della scarsa importazione nettarifera dovuta al clima siccitoso e ventoso di fine inverno. L’abbassamento della temperatura nella primavera 2019 e il perdurante maltempo ha causato consistenti perdite di produzione e frequentissimi episodi di sciamatura, complicando ulteriormente la situazione. In alcune zone i forti venti hanno causato danni agli alveari e le piogge molto intense hanno determinato esondazioni di numerosi corsi d’acqua, nelle quali sono stati coinvolti spesso interi apiari. Non sono mancati episodi, anche gravi, di spopolamento delle famiglie a causa di avvelenamenti da fitofarmaci, sia al Nord sia, in forma ancor più grave, al Sud. Questa apertura di stagione apistica conferma il peso dei fattori limitanti sulle grandi potenzialità dell’apicoltura italiana, fattori che rendono fragile il settore, senza considerare le gravi difficoltà di mercato dovute alla concorrenza del miele d’importazione, non sempre dotato di standard di qualità analoghi a quelli nazionali. Diverse Associazioni regionali di apicoltori hanno segnalato la gravità della situazione che, peraltro, si è protratta per tutto il mese di maggio e ha colpito tutto il territorio nazionale sia pure con diversa intensità.

Entità del fenomeno per aree geografiche

Il documento riporta le produzioni di miele primaverile stimate nelle diverse regioni italiane registrando per la produzione di miele di acacia in Lombardia produzioni estremamente scarse o nulle come evidenziano alcuni dati raccolti sulle produzioni delle diverse province: Pavia 2-7 kg/alveare in pianura e 0 in collina, Cremona e Lodi 5-7 kg/alveare con rare “punte” massime di 10 kg/alveare, Bergamo 5 kg/alveare in pianura, produzione azzerata in collina. Brescia 5-7 kg/alveare con rare “punte” massime di 10 kg/alveare in pianura, produzione azzerata in collina. Como e Varese 0-3 kg/alveare, Monza Brianza 0-5 kg/alveare, Milano 3-7 kg/alveare con rare “punte” massime di 10 kg/alveare, Mantova 3-5 kg/alveare in pianura, 2-4 kg/alveare in collina. Nessuna produzione in provincia di Lecco e Sondrio.

Altre informazioni

Lo scenario generale è estremamente negativo. Il maltempo registrato nel mese di maggio oltre ad azzerare la produzione di miele ha causato problemi alle famiglie che in questo periodo sono alla massima espansione e dovrebbero essere nel picco produttivo. Al contrario diffusamente in tutto il territorio nazionale le api hanno consumato le scorte costringendo gli apicoltori ad intervenire con costose nutrizioni zuccherine sia pure con l’acacia in fiore per salvare le famiglie dalla morte per fame. A complicare ulteriormente il lavoro dell’apicoltore, in molte zone si è verificata una fortissima febbre sciamatoria con sciamature ripetute e numericamente consistenti. A causa delle condizioni meteo avverse si segnalano inoltre problemi dovuti alla irregolare attività di deposizione delle regine con il conseguente stentato sviluppo delle famiglie e problemi sanitari generali della covata (peste europea, virosi, covata calcificata) a carico delle famiglie indebolite e fortemente stressate. 

Anche gli allevatori di api regine da più zone d’Italia segnalano difficoltà in allevamento con percentuali di fecondazioni molto basse dovute sia al maltempo che ai Gruccioni, uccelli che si nutrono di api e in particolare di api regine, la cui presenza in alcuni areali è diventata una vera e propria emergenza.

La stima economica del danno

Il miele di acacia risulta essere la tipologia produttiva più esposta sul fronte dei danni economici. Infatti, le valutazioni che provengono dal mondo produttivo indicano una produzione totalmente azzerata per il 2019. A fronte di un tale quadro, ipotizzando una valorizzazione a 8 euro/kg e una resa – per alveare esposto alla crisi – di 25 kg, si genererebbe una perdita di ricavo per alveare di circa 200 euro che, riferito all’intera produzione delle regioni considerate, risulta pari a 55,4 mln di euro (Tab.1). Data la forte specializzazione di tale produzione al Nord del paese, sono le regioni del settentrione ad essere maggiormente penalizzate, con il Piemonte la cui stima dei danni ammonta a circa 16,4 mln di euro, seguita dall’Emilia Romagna (11,4 mln di euro), la Lombardia (10,2 mln di euro) e la Toscana (10 mln di euro). Per Toscana e Friuli V.G. l’entità dei danni si attesta attorno, rispettivamente, 5 mln e 2 mln di euro.

stima danno acacia 2019

Viene di seguito riportato l’andamento dei prezzi all’ingrosso riferito all’ultimo decennio, con il 2019 provvisorio, stimato in base alle condizioni di mercato connesse ai cali produttivi e all’andamento delle importazioni (Graf.1). Al riguardo si fa presente una pressoché totale assenza delle quotazioni all’ingrosso di miele in questi primi mesi dell’anno causata sia dalla scarsa offerta che dal mancato incontro tra domanda e offerta su transazioni significative.

andamento prezzi acacia ismea

Conclusioni e ipotesi di approfondimento
L’apicoltura italiana si trova in uno stato di emergenza generale dovuto al maltempo e all’assenza di significative importazioni di nettare nel periodo di massimo sviluppo delle famiglie e in cui normalmente si registrano le prime importazioni di nettare nel melario. Si segnalano numerosi casi di famiglie morte di fame e la frequente e diffusa necessità di ricorrere all’alimentazione di soccorso. Il mercato del miele è sostanzialmente fermo, nonostante al nord persista la disponibilità di prodotto nei magazzini.
La valutazione del danno economico subito dall’apicoltura imprenditoriale, date le caratteristiche del comparto e la grande variabilità territoriale delle produzioni, presenta necessariamente elementi di approssimazione. Tuttavia, procedendo alla comparazione tra valore della produzione attesa, distinta per tipologia di miele e relativo valore di mercato, e valore della produzione attuale, rappresenta una prima significativa valutazione sull’entità del danno a carico degli imprenditori nazionali configurando tale attività con le caratteristiche di una stima, comunque molto significativa. La comparazione deve tenere conto dei dati rilevati nelle precedenti annualità e dei relativi dati storici di mercato e per poter essere affinata dovrebbe essere estesa a tutte le varietà colpite, correlata al numero di alveari destinati alla produzione a fini commerciali, tipologia di allevamento (biologico o convenzionale) e modalità di conduzione aziendale (nomade o stanziale). Una specifica e circostanziata analisi di tutti questi elementi può aiutare ad avere una stima realistica del danno subito dalle aziende che traggono reddito dall’apicoltura.

Il Report completo è scaricabile sul sito www.ismea.it