Alla fine di settembre  la Giunta Regionale ha approvato il Piano Annuale e, ai primi di ottobre, l’Organismo Pagatore Regionale ha approvato il Manuale delle procedure  per l’annualità 2017/2018.

Per la Lombardia sono complessivamente disponibili circa 684 mila euro.

Il significativo aumento (quasi 140 mila euro) rispetto all’anno precedente è dovuto al grande e puntuale lavoro di implementazione dell’anagrafe apistica (svolto principalmente dalle Associazioni) che ha registrato in Banca dati 142 mila alveari allevati dagli apicoltori della Lombardia e dalla speculare scarsa attività di diverse Regioni italiane.

Allocazione delle risorse:

  • 250 mila euro per gli investimenti aziendali
  • 434 mila per l’attività delle Associazioni. Per effetto delle maggiori risorse disponibili e delle minori richieste delle aziende si è potuto ripristinare un livello di risorse per le Associazioni paragonabile a quello degli anni scorsi, superando la riduzione del 40% avuta per l’annualità 2016/2017.

Procedure e novità:

  • Le domande potranno essere presentate entro il 19 gennaio 2018, comunque dopo aver effettuato il censimento apistico (1° novembre/31 dicembre 2017)
  • La procedura, per la prima volta, è completamente informatizzata (quindi bisogna stare più attenti, essere precisi, procurarsi tutti i documenti necessari e, soprattutto, non aspettare gli ultimissimi giorni). La nuova piattaforma informatica (Sisco) è attiva  da fine novembre, ma sono ancora notevoli le difficoltà di funzionamento.

Considerazioni:

  • Anche quest’anno la Regione ha limitato fortemente il confronto.  Certo Apilombardia ha inviato proprie osservazioni (scarsamente recepite), ha in qualche modo interloquito nei frequenti scambi di opinioni in via informale con i funzionari; ha ribadito le proprie posizioni e le proprie richieste, ma senza conoscere gli orientamenti e le proposte regionali (come si può definire questa “discussione”: sterile, sul nulla, un monologo?). Apilombardia esprime il proprio totale disaccordo sulla scelta della Regione di azzerare la discussione con la rappresentanza del comparto, che ne conosce e ne interpreta le esigenze ed è necessaria per favorire il massimo di efficacia e condivisione delle scelte che si compiono.
  • Criteri di rappresentatività delle Associazioni. Sono rimasti quelli stabiliti l’anno scorso (contro il parere di Apilombardia): nella determinazione della rappresentatività delle due Associazioni beneficiarie dei contributi (punteggio e, conseguentemente, finanziamento) contano gli allevamenti con almeno 10 alveari, anche se condotti da apicoltori senza partita Iva.
  • Le due Associazioni regionali hanno posizioni diverse. Apilombardia  sostiene da sempre che, se i servizi devono essere rivolti a tutti gli associati  (quindi hobbisti compresi), la valutazione della rappresentatività deve essere effettuata solo sulle aziende (P. Iva , certe dimensioni dell’allevamento e volume d’affari), cioè su chi produce per il mercato e non solo per autoconsumo: lo spirito del Reg. Ue 1308, come del resto tutta la politica agricola europea, è questo! L’altra associazione, probabilmente nel tentativo di ottenere un maggiore contributo, ritiene addirittura che anche il limite dei 10 alveari debba essere tolto: un po’ come se a determinare la rappresentatività delle Organizzazioni Professionali (Coldiretti, Cia, ecc.) contribuissero, magari in maniera notevole, non solo le aziende agricole ma anche le persone che coltivano qualche vaso di erbe aromatiche sul davanzale!
  • Il mancato ruolo di indirizzo della Regione. La Direzione Generale Agricoltura ha rinunciato al ruolo, che riteniamo suo peculiare, di indirizzare gli interventi (una volta si chiamava “programmazione”), valutarne gli effetti e i risultati nel tempo, individuare i punti critici e le conseguenti correzioni. È un processo in atto da alcuni anni, che si è sviluppato parallelamente al decentramento delle funzioni operative (istruttoria delle domande e controllo delle rendicontazioni); tale delega, magari positiva per altri aspetti, ha comportato per DGA la perdita di una visione generale (forse anche di mera conoscenza) di quanto accade nel comparto apistico regionale, di quali interventi vengono realizzati, del loro livello qualitativo e dei risultati prodotti. Siamo coscienti di non essere un comparto produttivo particolarmente importante in termini economici, tuttavia riteniamo che DGA abbia, in questi ultimi anni, avuto un approccio minimale e burocratico al nostro comparto, che ha progressivamente cancellato le importanti decisioni volute dalla stessa DGA negli anni precedenti, ad esempio sui criteri di rappresentatività delle Associazioni e sulla valutazione dell’attività svolta, con particolare riferimento all’assistenza tecnica alle aziende e al lavoro dei tecnici. Apilombardia considera questa situazione fortemente negativa per lo sviluppo e il consolidamento dell’apicoltura regionale.