A partire da fine maggio, in concomitanza con l’inizio dei trattamenti insetticidi contro le zanzare, diversi apicoltori con apiari in zone urbane e residenziali hanno segnalato avvelenamenti e gravi spopolamenti di alveari.

 

Avvelenamenti e spopolamenti di alveari

Il 25 maggio a Sesto San Giovanni, in un apiario situato in zona urbana tra viali di tigli e condomini con aree verdi, si è verificato l’avvelenamento di 55 alveari.

 

Avvelenamento api Sesto S. G horz

L’apertura delle arnie ha portato all’amara scoperta dei fondi completamente ricoperti di api morte, api tremanti e persino larve espulse dalla covata. Attraverso le analisi effettuate dopo il campionamento ufficiale del veterinario ATS si è potuto risalire al principio attivo responsabile della moria, un piretroide sintetico, altamente stabile alla luce, che svolge azione insetticida ed è efficace contro le zanzare.

 

Avvelenamento api Sesto S. G horz 2

 

L’11 giugno siamo stati allertati per lo spopolamento di più di un centinaio di alveari presenti all’interno del Parco Lambro di Milano, vicino al confine con il territorio di Segrate. In questo caso, data la mancanza di api morte e api morenti nelle arnie o nei loro pressi, il veterinario ATS non ha potuto fare altro che prelevare pezzi di favo con polline e miele. Gli esiti delle analisi devono ancora pervenire.

Negli stessi giorni arrivava la comunicazione di altri spopolamenti nell’apiario di un apicoltore nomade piemontese nei pressi di Via Olgettina a Milano (sempre al confine con Segrate) e un cittadino di Segrate ci scriveva segnalando che si ritrovavano api morte o stordite un po’ ovunque sul territorio comunale.

Data la zona, il periodo e la presenza di mezzi atti ai trattamenti insetticidi, anche in questo caso si è valutata la possibilità che la responsabilità fosse imputabile a trattamenti adulticidi contro le zanzare. In seguito si è potuto verificare che in quei giorni erano stati eseguiti trattamenti zanzaricidi sulla vegetazione (comprendente anche tigli in fiore) a raggio di bottinatura, utilizzando cipermetrina.

Anche in questo caso un insetticida piretroide ad effetto rapido e persistente che agisce per contatto ed ingestione contro una vasta gamma di insetti, sia adulti che negli stadi giovanili. 

Nello stesso periodo la penosa situazione si è presentata anche in provincia di Monza e Brianza dove nuclei di fecondazione e alveari hanno subito cali improvvisi di bottinatrici con conseguente spopolamento, costringendo in molti casi gli apicoltori a spostare le api.

L’assenza di api morte nei pressi degli alveari, a differenza di quanto accaduto a Sesto San Giovanni, fa presumere che i trattamenti non siano stati esguiti nelle immediate vicinanze degli apiari, e per questo motivo le api non siano riuscite a percorrere il tragitto di ritorno all’alveare.

 

La lotta contro le zanzare

Siamo consapevoli che la zanzara rappresenti un problema . Soprattutto la zanzara tigre (Aedes albopictus), si classifica come un insetto molto aggressivo, che punge soprattutto nelle ore più fresche della giornata. La presenza della zanzara tigre in numerosi focolai può persino arrivare ad alterare le abitudini delle persone, inibendo i bambini e gli anziani dal giocare e sostare all’esterno nelle ore fresche della giornata, proprio quelle più piacevoli e adatte a questo genere di occupazioni.

La strategia di lotta però si dovrebbe concentrare soprattutto sull’individuazione e distruzione dei focolai larvali e sulle campagne di informazione al cittadino al fine di prevenire la possibilità di deposizione delle uova. Un altro aspetto fondamentale è rappresentato dal monitoraggio della diffusione dell’insetto.

Come riportano le linee Guida per gli operatori dell’Emilia Romagna, Regione dove si combatte la presenza dell’insetto dal 1994, un piano di lotta efficiente e integrato alla Zanzara Tigre si dovrebbe comporre delle seguenti azioni:

  • censimento e mappatura dei focolai larvali non eliminabili e dei “siti sensibili”;
  • lotta antilarvale (eliminazione dei focolai, prevenzione alla creazione di nuovi focolai, trattamenti larvicidi, utilizzo di predatori come Gambusia e Copepodi Ciclopoidi);

La lotta adulticida invece dovrebbe essere un mezzo necessario solo nelle situazioni in cui è in corso una epi­demia di cui le zanzare sono vettori o quando vi è un rischio di sua insorgenza, accertato dall’Autorità sanitaria.

Al di fuori delle situazioni di emergenza sanitaria in atto la lotta agli adulti sarebbe da considerarsi solo in via straordinaria, inserita all’interno di una logica di lotta integrata e mirata su siti specifici, dove i livelli di infestazione hanno superato la ragionevole soglia di sopportazione.

Questo perché gli interventi adulticidi hanno un effetto immediato nel breve pe­riodo sul controllo delle popolazioni di zanzara, mentre gli interventi antilarvali, l’eliminazione dei ristagni di acqua e la prevenzione della loro formazione, produ­cono risultati duraturi nel medio e lungo periodo. Perciò la lotta adulticida non deve essere considerata un mezzo da adottarsi a calendario, ma sempre e solo a seguito di verifica del livello di infestazione presente.

Il trattamento adulticida agisce come abbattente nei confronti delle popolazioni di zanzara pre­senti in un determinato ambiente nel momento dell’intervento stesso, indipenden­temente dalla molecola chimica impiegata. Irrorazioni eseguite in assenza del bersaglio sono assolutamente da evitare.

Le imprese di disinfestazione che propongono alla clientela, pubblica e privata, il trattamento adulticida come metodo di lotta preventiva, ossia in assenza di infesta­zioni moleste di adulti di zanzara, o in forma di intervento a calendario, dimostrano pes­sima preparazione e mancano del rispetto basilare dei principi alla base di tale pratica di lotta. Non solo, un intervento di questo tipo richiede una preparazione accurata, sia per l’individuazione del sito dove le zanzare si riposano e quindi possono essere colpite, sia per allertare la popolazione e le attività (che possono subire danni anche ingenti) che si trovano in quella zona. Sotto questo aspetto la collaborazione tra Comuni e associazioni di apicoltori può essere fondamentale e Apilombardia si mette a disposizione per fare da tramite con i propri associati e fornire qualsiasi tipo di consulenza tecnica eventualmente richiesta.

 

La tecnica del maschio sterile nella lotta alle zanzare

Un approccio evoluto ed ecocompatibile di lotta alle zanzare è la tecnica del maschio sterile, un metodo di lotta genetica selettivo senza alcun rischio per l’ambiente e per la salute pubblica. La tecnica SIT (Sterile Insect Technique o del maschio sterile) prevede l’allevamento di grandi quantità di zanzare della specie da combattere e, dopo sterilizzazione tramite raggi gamma o raggi x, i maschi vengono rilasciati nell’ambiente, dove si accoppieranno con le femmine selvatiche rendendole sterili in modo definitivo. Attraverso questa tecnica si può arrivare ad eliminare una specie nociva di recente introduzione presente in territori limitati, oppure a ridurre la presenza in zone colonizzate e già molto estese. Il Centro Agricoltura Ambiente (C.A.A.) di Crevalcore (BO) ha iniziato la ricerca sulla tecnica del maschio sterile nel 1999 e oggi è uno dei centri di riferimento internazionale a livello del quale si è aperta una nuova fase di attenzione sulla strategia SIT applicata sia nel campo della difesa da insetti di interesse agricolo che nella sanità pubblica. Questo rinnovato interesse è in parte legato ai successi ottenuti in alcuni programmi SIT applicati su scala vasta: contro la mosca del bestiame (Cochliomyia hominivorax) in Centro America, contro la mosca tsetse (Glossina spp.) in Africa, contro la mosca della frutta (Ceratitis capitata) nel sud degli Stati Uniti, per fare gli esempi più rilevanti; in parte è anche legato alle nuove conoscenze nel campo della genetica, della tecnologia di allevamento e del controllo qualità, dell’analisi territoriale tramite GIS/GPS. L’Agenzia atomica internazionale è l’ente di riferimento in questo settore.

 

LE LEGGI CHE PROTEGGONO LE API DAI TRATTAMENTI INSETTICIDI

La legge Regionale n. 15 del 26 maggio 2017 art 30 prevede il divieto di “effettuare trattamenti insetticidi e acaricidi: a) sulle piante legnose ed erbacee dall’inizio della loro fioritura alla caduta dei petali; b) sugli alberi di qualsiasi specie qualora siano in fioritura le vegetazioni sottostanti, salvo che queste ultime siano preventivamente falciate. L’inosservanza della disposizione comporta l’applicazione di una sanzione da 500 euro a 3.000 euro.

L’uccisione di api tramite trattamenti insetticidi si configura inoltre come illecito penalmente perseguibile ai sensi del

– Regio Decreto 27 luglio 1934, n. 1265 “Approvazione del Testo Unico delle Leggi Sanitarie”, art. 146, che punisce la distribuzione di sostanze velenose;

– articolo 544-ter del Codice penale (Maltrattamento di animali) “Nuove norme contro maltrattamento degli animali”; che ha provocato grave strazio (o sta continuando a provocare grave strazio) all’animale;

– articolo 638 del Codice Penale, che punisce l’uccisione o il danneggiamento di animali altrui.