Dopo Unaapi anche la Cia lancia l’allarme sulla concorrenza sleale causata da miele di importazione, non conforme alle normative europpe e italiane, che invade il mercato a prezzi molto bassi, danneggiando un settore già in crisi (-35% di produzione sull’atteso nel 2019 – Fonte Osservatorio Nazionale Miele). 

Nel comunicato pubblicato il 24 giugno si riporta come il mercato italiano sia invaso da miele che arriva dalla Cina a prezzi di importazione molto bassi (1,24€/kg), un miele ad alto rischio di frode alimentare, spesso non conforme alle norme europee, per la produzione del quale, l’uomo, si sostituisce alle api nella realizzazione del laborioso processo di maturazione del miele. Il “falso” miele, difficile da rilevare con i controlli effettuati alle frontiere, crea una concorrenza sleale che sta fortemente penalizzando l’apicoltura italiana (prezzo medio di produzione 3,99€/kg).

La flessione produttiva di miele è un problema che affligge tutta l’apicoltura mondiale, ma sembra non riguardare la Cina che, invece, aumenta la capacità produttiva di anno in anno suscitando i sospetti diffusi nella comunità scientifica internazionale. 

A tutela del settore, Cia propone all’Ue l’imposizione ai mieli importati da Paesi terzi, della conformità con la definizione europea di miele e maggiori controlli ai confini Ue con nuove metodologie di analisi, al passo con le adulterazioni, sempre più sofisticate, oltre all’introduzione dell’etichettatura del Paese di origine sulle miscele di miele, per evitare frodi.