E’ stato individuato, grazie alle attività del Corpo Forestale, un apiario infestato da adulti di Aethina tumida a Grimaldi in provincia di Cosenza, molti km a nord dalla zona del primo focolaio.

Abbiamo, questa volta, voluto aspettare la notizia ufficiale, per comprendere l’entità del caso e valutare le misure adottate.

L’8 agosto è finalmente uscita una nota del direttore generale Sanità animale del Ministero della Salute, Silvio Borrello.

Il focolaio, costituito da 12 nuclei si trova a circa 100 chilometri dalla zona di protezione di Gioia Tauro. L’apiario risulta diproprietà di un apicoltore non registrato in BDA e sconosciuto ai servizi veterinari della Asl.

Il Ministero della Salute ha emanato disposizioni per la distruzione dell’apiario, l’esecuzione di controlli clinici degli apiari nel raggio di un chilometro, l’istituzione di una zona di protezione di 10 chilometri di raggio dove vietare la movimentazione degli apiari. Con un’indagine epidemiologica sono quindi stati identificati altri 5 apiari non registrati appartenenti allo stesso soggetto, nei comuni di Grimaldi, Malito e Attilia. Tre apiari sono risultati infestati in maniera massiva anche con larve e sono stati distrutti. Secondo fonti locali è possibile che tali apiari siano stati precedentemente spostati in varie zone della Calabria.

Semplice e totale irresponsabilità? Interesse solo per un immediato risultato e totale assenza di preoccupazione per le possibilità di future produzioni? Tali comportamenti riprovevoli comportano, gravi e pesanti conseguenze per api e apicoltura tuttaComportamenti criminali dunque, che come tali meritano d’essere trattati.

Ha però senso soffermarsi solo sulle responsabilità criminali di singoli?  Non è anche opportuno, a fronte di tali gravi fatti, cogliere l’opportunità per riflettere sulle condizioni che provocano l’attuale e grave deterioramento delle relazioni tra apicoltori e istituzioni?

L’auspicio è che questa sia l’occasione per mettere finalmente in discussione le improvvide scelte di politica veterinaria, che hanno sino a oggi a perseguito ciecamente l’ “obiettivo” dell’eradicazione.

Tale “obiettivo” ha comportato e comporta “necessariamente”, infatti:

  • un rifiuto totale di confrontarsi con le specifiche competenze scientifiche  dei ricercatori entomologi. Diversi di quali hanno tra l’altro reiteratamente evidenziato come l’abbattimento di alveari comporti enormi rischi di favorire, anziché ostacolare, la diffusione dell’insetto.
  • L’intransigente rifiuto di dialogo con il mondo dell’apicoltura e delle sue associazioni, che da anni chiedono di poter discutere e condividere per poi poter sostenere le opzioni operative in campo.
  • Il pervicace mantenimento dell’obbligo di abbattimento degli alveari in cui i veterinari constatino la presenza del parassita.
  • Il divieto assoluto di effettuazione di trattamenti alle famiglie d’api del focolaio e area circostante, per ridurre le popolazioni parassitarie e concretamente, efficacemente contenere il rischio diffusivo della parassitosi.
  • La inadeguatezza  in termini di qualità, affidabilità e attendibilità dei controlli in campo sulla presenza del parassita.
  • La inadeguatezza, inattendibilità e inaffidabilità dei controlli sulle movimentazioni di apiari in Calabria.
  • La completa indifferenza e non valutazione della complessità e specificità dell’attività  apistica: movimentazioni di melari, favi, arnie e contenitori; gestione dei laboratori d’estrazione e lavorazione dei prodotti apistici.
  • La mancata informazione e formazione degli apicoltori. accompagnata e aggravata dalla generale mancanza di credibilità delle misure e attività veterinarie poste in atto.

A fronte dei nuovi ritrovamenti l’associazione Aprocal  (Apicoltori Produttori Calabresi) ha inviato alle autorità regionali e nazionali il documento che trovate qui. 

Auspichiamo si riesca a  trasformare questa pessima novità nella occasione per aprire finalmente un confronto, che possa valutare e considerare seriamente le proposte concrete avanzate alla fine dei lavori del Congresso Aapi e Aprocal dell’Apicoltura Professionale Calabrese, svoltosi ad Amantea dal 4 al 7 febbraio 2016:

“Nel caso di zona d’insediamento delimitata e circoscrivibile, così come per la malaugurata probabilità che invece il parassita si sia già insediato o si insedi a breve in nuovi territori, si dovrebbe attuare l’opportuno mix di buona parte delle seguenti attività e misure:

  • convincere, coinvolgere gli apicoltori: dare e divulgare indicazioni di buone pratiche per gestione alveari, attrezzature e smielatura.
  • Agevolare e incentivare la registrazione del posizionamento e spostamento di tutti gli apiari.
  • Remunerare il lavoro di monitoraggio degli apicoltori, a parziale compensazione delle eventuali – se necessarie – limitazioni e danni da misure sanitarie.
  • Scegliere e agevolare la distribuzione dei migliori accorgimenti, attrezzature e farmaci per ridurre la popolazione e ostacolare la riproduzione del parassita, sia in zona infestata che contigua.
  • Bloccare e/o tracciare e controllare le movimentazioni d’apiari.
  • Tracciare e controllare le movimentazioni di tutti i materiali apistici, melari in particolare.
  • Attivare adeguate misure d’igiene, e relativo controllo, nei laboratori apistici, con utilizzo di trappole per larve con fonte di luce.
  • Utilizzare gli alveari come esca, con alveari forti per attirare i coleotteri e quindi eliminarli.
  • Usare contemporaneamente i vari metodi di controllo per abbattere al massimo la popolazione.
  • Studiare i ritmi biologici del parassita in funzione delle condizioni climatiche italiane.
  • Studiare, scegliere, con urgenti prove comparative di campo, e autorizzare i migliori accorgimenti e farmaci per il contenimento del parassita.”

 

Vedi anche il documento: Conclusioni del 1° Congresso dell’Apicoltura Professionale Calabrese – Aprocal, 32° Congresso dell’Apicoltura Professionale Italiana – Aapi : Un importante momento di conoscenza e indicazioni operative praticabili ed efficaci