Dopo gli spopolamenti di alveari segnalati nelle scorse settimane in diverse province della Lombardia, negli ultimi giorni è arrivata la notizia di casi di avvelenamenti acuti, “come non si vedeva da tempo”, con veri e propri mucchi di api morte o moribonde, dalla pianura bergamasca, da Sondrio (vedi foto 1, foto 2, foto 3 avvelenamento Bordighi) e da Pavia (vedi foto 1, foto 2, foto 3, foto 4, foto 5, foto 6, foto 7 avvelenamento Pavia). Tempestiva la segnalazione alle ASL competenti e alla rete di monitoraggio nazionale Beenet, che hanno effettuato sopralluoghi con prelevamento di vari campioni da sottoporre alle analisi per la ricerca dei pesticidi responsabili.
Ancora una volta la primavera ha portato la morte negli alveari. Dopo pochi anni di relativa tranquillità, dovuta alla sospensione di alcuni neonicotinoidi per la concia dei semi di mais, non solo si ripresentano gli spopolamenti e i sintomi da avvelenamento riconducibili ad altri neonicotinoidi attualmente utilizzati ma si verificano ecatombi di api, probabilmente per l’uso di insetticidi “tradizionali” o per un loro errato impiego. Basti solo un esempio: molti frutteti della Valtellina sono stati trattati anche quest’anno, in presenza di una diffusa fioritura sottostante di erbe spontanee (Tarassaco, Lamium, Mysotis), senza ottemperare all’obbligo di sfalcio preventivo (vedi foto 1, foto2, foto 3 meleti in Valtellina)!
Da gennaio di quest’anno è diventata obbligatoria la lotta integrata in applicazione alla Direttiva comunitaria “sull’uso sostenibile dei fitofarmaci“, ma la situazione sembra peggiorata: integrata significa che ai nuovi pesticidi (neonicotinoidi) si aggiungono quelli vecchi?
Invitiamo gli apicoltori a prestare la massima attenzione a qualsiasi anomalia degli alveari e, nel caso di eventi significativi, a chiamare tempestivamente i nostri tecnici, i Servizi veterinari delle ASL, il servizio Spia di Beenet per gli interventi necessari.
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