La semina su sodo è una pratica agronomica che negli ultimi anni ha preso piede in molte aree della Pianura Padana. Si tratta di una tecnica inclusa nella nell’agricoltura conservativa (dovrebbe evitare perdita ed erosione di suolo fertile), con i campi seminati a mais che non vengono più arati in profondità prima della semina ma sarchiati. Purtroppo però, tra la seconda e l’ultima settimana di marzo, quando i campi sono fioriti di lamio, veronica e tarassaco, prima della sarchiatura i campi vengono abbondantemente irrorati di diserbanti (glifosato?).

In quel periodo, chiunque passi vicino potrà notare estensioni infinite di erba (e fiori) secca e gialla. Un apicoltore attento invece, osserva nei propri alveari la comparsa di api tremanti e glabre che si accumulano sui predellini, scacciate dalle api sane, e un generale rallentamento nello sviluppo delle famiglie.

Le linee guida di Regione Lombardia per l’applicazione del PAN, tra le misure di mitigazione dei prodotti fitosanitari, escludono dalle limitazioni all’utilizzo di glifosato le aziende che aderiscono a programmi ufficialmente riconosciuti di agricoltura conservativa (usate quello che volete!).

Non si ha la pretesa di dire che diserbanti (in primis glifosato) e virosi delle api siano obbligatoriamente collegati è vero però che la correlazione temporale e la recrudescenza successiva del fenomeno sono sospette…

Probabilmente fino a poco tempo fa il problema di queste sostanze è stato sottovalutato anche dagli apicoltori. Ora, con i diserbi di fine inverno e inizio primavera (sulle fioriture) le api entrano maggiormente in contatto con queste sostanze.

Anche da Sondrio giungono notizie di problematiche legate ai trattamenti diserbanti sul sottochioma della vite che prima venivano riferite solamente alla lotta insetticida sulla nottua (non effettuata quest’anno).

Recentemente inoltre si segnalano, in concomitanza delle semine su mais (in questa stagione sembra andare di moda il Sonido, a base del neonicotinoide Thiacloprid), un grave spopolamento su un apiario di 30 alveari nel cremonese e una forte moria di api in diverse postazioni di un apicoltore nel lodigiano. Il periodo siccitoso e la coda di fioritura del tarassaco fanno pensare a tre vie di contatto per le api: deriva sulle fioriture, rugiada mattutina e guttazione delle plantule di mais.

In seguito a trattamenti a base di Chlorcyryne (Clorpirifos, Cipermetrina) su pioppeti della provincia di Mantova, in presenza di vento e senza sfalciare la fioritura di tarassaco, 20 famiglie si sono gravemente spopolate.

Tutti i casi sono stati segnalati alle ATS e dove possibile sono stati fatti prelievi di campioni da sottoporre ad analisi.

Questa purtroppo è, ovviamente, solo la punta di un enorme iceberg. Ci sono altri casi da indagare (ad esempio spopolamenti subdoli in seguito a trattamenti sulla colza) e apicoltori che, per mancanza di spirito di osservazione o per rassegnazione (sbagliando) non segnalano le problematiche in corso.